Cave è una vivace frazione posta a sud ovest di Foligno, lungo la sponda destra del fiume Topino a 218 m.s.l.m.
La posizione pianeggiante ha portato ad un tessuto urbano sempre crescente con un equilibrato assetto demografico e territoriale, tale ormai da essere considerata zona periferica della città.
Il termine Cave deriva dal latino Cavus che significa estrazione di materiali inerti o zona più bassa: probabilmente nel nostro caso era utilizzato nella sua prima accezione in quanto stava ad indicare una cava di materiali fluviali. Nonostante esistano diverse versioni sul come si sia formata, infatti, tutti gli storici concordano nel sostenere che l’area dove oggi sorge Cave sia stata caratterizzata in passato da stagni e paludi; stagni e paludi contro le quali i nostri avi combatterono alacremente a più riprese fino 1828 quando Papa Leone XII portò a termine la bonifica della Valle Umbra e l’arginatura del fiume Topino.
Che a Cave esistessero degli insediamenti urbani già a partire dal XII secolo, comunque ne abbiamo certezza grazie alla sentezza del Cardinal Capocci Sexterium Episcopatus (1239), in cui si fa esplicitamente menzione della chiesa di “Sancti Petri de Cava” elencata come ecclesia, e a S. Maria de Cava e S. Angeli de Cava elencate come canoniche.
Ai margini del centro storico si può ancora osservare una villa dell’ottocento dove è stato vissuto un evento di rilevanza storica. L’edificio con una grande tenuta fu acquistata da Vittorio Emanuele II dai fratelli Candiotti, due regi ufficiali di famiglia folignate, per la sua Linda, Rosalinda Incoronata De Dominicis (Termoli 1846, Roma 1916), damigella di corte di cui il re si era invaghito. Da questo amore, nascosto alla bella Rosina, nacque una figlia a cui fu imposto il nome di Vittoria.
La vecchia madre di Rosalinda, Giustina Campolieti, la nipote Vittoria e Rosalinda si stabilirono a Cave, dove saltuariamente ricevevano la visita di Vittorio Emanuele. Questi per rimanere in incognito giungeva a Trevi dove lo aspettava una carrozza con tendine abbassate che lo conduceva a Cave.
La conduzione della tenuta fu affidata al tedesco Eduard Schmitz, proprietario della prima segheria nel Folignate e produttore agricolo, mentre la lavorazione della terra a quattro famiglie contadine di Cave: Ciancaleoni, Piermarini, Tozzi e Rosati.
Dopo la morte del Re (1878), Rosalinda De Dominicis ormai trentatreenne sposò il 6 maggio 1880 il marchese Barugi, di tre anni più giovane. Il loro non fu un matrimonio felice, non nacquero figli e i dissidi erano frequenti tanto che il marchese morì suicida nel 1898, lasciando tutti i suoi averi all’ospedale.
Vittoria, figlia di Vittorio Emanuele II e di Rosalinda De Dominicis, il 6 gennaio sposò Alberto Benedetti (1870-1920), medico oculista presso la clinica della regia università di Roma, città presso la quale si trasferì ben presto con la famiglia. Alberto era un grande amante della campagna e bisognoso di pace per lo studio, così appena ne aveva la possibilità, sfidando le strade polverose di allora, con la sua auto si recava a Cave. Fu un matrimonio molto felice e dalla loro unione nacquero tre bambine, Maria, Laura ed Emilia. Tutte e tre frequentarono il collegio della Congregazione di Nostra Signora di Sion sia a Roma che a Parigi. La minore delle tre, Emilia, (1904-1952) si fece suora nella stessa congregazione assumendo il nome di Madre Maria Agnese, diventò direttrice del pensionato universitario e alla fine della seconda guerra mondiale fu proposta per la medaglia d’argento al valore militare per aver nascosto all’interno dell’istituto oltre duecento ebrei salvandoli così dalla deportazione.
La tenuta di Cave fu venduta da Vittoria De Dominicis nel 1924 alla famiglia Buffetti, notabili folignati, per la cospicua somma di £.1.000.000.