La passione per il ciclismo a Cave risale agli anni antecedenti alla seconda guerra mondiale; di queste prime gare non abbiamo notizie certe, ma solo tradizione orale, tramandata dagli anziani del paese e raccontate puntualmente ogni anno nei giorni antecedenti la gara. La storia ufficiale costruita sull’ordine d’arrivo, sui tempi, sulle squadre inizia alcuni anni dopo, più precisamente la seconda domenica di Maggio del 1963, da un idea di Giuseppe Casini, coadiuvato da alcuni appassionati di ciclismo del paese tra cui ricordiamo Libero Mancini e Ottorino Rosati, per festeggiare degnamente il santo patrono di Cave.
La leggenda
Era il 1947, quando fu organizzata una corsa ciclistica nelle polverose strade di Cave; nell’immediato dopoguerra i premi oltre al trofeo erano in natura e consistevano in prosciutti, salumi vari, generi alimentari e, visto il periodo, facevano gola a molti. Il protagonista della gara era un ciclista del paese, tal Rosati Alfredo: il suo obiettivo era quello di vincere la corsa non tanto per la gloria ma per la fame. I compaesani per aiutarlo avevano organizzato un tranello sulla curva che immetteva all’ultimo chilometro: sulla parte destra, dove sarebbero passati la maggior parte dei corridori, nascoste sotto la polvere e la breccia erano stati gettati dei chiodi a tre punte; il lato sinistro era libero: l’accordo era che il nostro eroe avrebbe affrontato la curva da quel lato per evitare i chiodi ed involarsi solitario verso l’arrivo. All’ultimo chilometro si presentarono in otto, Rosati era primo, si dimenticò delle parole dei compaesani e passò sul lato destro della curva; fortunatamente non bucò, ma l’emozione e la concitazione del momento lo fecero sbagliare: a poche centinaia di metri dal traguardo, infatti, prese la strada che lo portava a casa.
Sul risultato finale non ci furono dubbi; le cronache narrate dagli anziani del paese nelle prime calde serate di Maggio, ci dicono che il nostro “eroe” giunse ottavo, portando a casa un chilo di zucchero e l’ilarità dei compaesani. La corsa fu vinta da un ciclista, tal Barbati, arrivato a Cave in bicicletta da Rieti, dormì in paese nella stalla del casale Angelucci detto “lu bottu”, tornò a Rieti lo stesso giorno ma con un carico più pesante: la coppa per il primo classificato e un ben più gradito prosciutto.
La storia
La prima gara la vince Giorgio Ragonesi del Velo Sport Senigallia nel 1963. Le due edizioni successive vengono vinte da Giovanni Bramucci di Civitavecchia, ottimo corridore che è stato anche in Nazionale. Segue nel ’66 Mauro Landini di Ferrara, secondo è il ternano Urbani anche lui Azzurro. Per vedere un umbro sul gradino più alto del podio dobbiamo aspettare il ’67 quando Vittore Faggioni di Terni taglia per primo il traguardo. Lo segue al quarto posto Fratini, Azzurro e campione italiano. I primi anni settanta vedono la seconda doppietta della storia della corsa, infatti Glauco Santoni vince sia nel ’71 che nel ’73, corre con la Juvenes San Marino ed è stato anche preolimpionico. Degna di nota è anche la prestazione del folignate Oscar Martelli che arriva secondo nel ’72 e nel ’73. Il 1974 è l’anno del primo straniero, l’australiano David Allan, che scattando dopo pochi chilometri dalla partenza, abbandona la nutrita compagnia e giunge solitario al traguardo vincendo tutto quello che c’era da vincere. Campione australiano, ha partecipato da professionista a numerose classiche in Europa ed ha vinto molte corse in carriera, purtroppo è prematuramente scomparso nel 1988 a soli 38 anni.
E’ vero che il 13 porta fortuna, infatti il 1975 è l’anno della tredicesima edizione e per la prima volta due folignati salgono sul podio, Maurizio Ciani primo e Adriano Marinangeli secondo, portando in alto il nome della nostra città.
Gli anni ottanta si inaugurano con il botto, al primo ed al terzo posto arrivano rispettivamente Roberto Ciampi di Pisa, Campione del Mondo, e Marco Giovannetti vincitore del giro d’Italia e della Vuelta di Spagna. L’anno seguente, il 1981, è la volta di Riccardo Lisi di Pistoia, seguito al secondo posto dal compianto Franco Ballerini, vincitore di due Parigi–Roubaix, ’95 e ’98, nonché CT della nazionale italiana di ciclismo; completa l’ordine d’arrivo al quinto posto Franco Vona, altro ottimo professionista. Nel 1984 continua il periodo d’oro della corsa, vince Sandro Vitali, svizzero di origini italiane seguito dall’azzurro Paolo Botarelli, mentre al sesto posto si classifica Andrea Tafi, anche lui vincitore di una Parigi–Roubaix. Il 1985 vede la vittoria di G. Carlo Guarguaglini, campione italiano di categoria, al secondo posto troviamo Luca Scinto anche lui ottimo professionista e direttore tecnico di squadre professionistiche. Gli anni ’80 finiscono con la vittoria di un altro campione del ciclismo italiano Roberto Petito che si aggiudicherà da professionista il giro di Romagna, una Tirreno–Adriatico ed il Giro di Sardegna.
Ancora trionfi toscani nei primi anni ’90, poi nel 1993 è la volta di Danilo Di Luca campione abruzzese: ricordare qui i suoi trionfi sarebbe troppo lungo, basta ricordare il Giro d’Italia. Nel ’96 ritroviamo una vittoria della Juvenes San Marino avvenuta ad opera di Cristian Coli, mentre l’anno seguente vince un altro abruzzese, Ivan De Nobile. Nell’ordine d’arrivo di quell’anno troviamo altri due grandi campioni come Claudio Bartoli giunto quarto e Maurizio Scarponi arrivato settimo. Nell’ultimo anno del XX° secolo torna alla vittoria un campione straniero, è infatti la volta di Alexander Kolobbneyev campione nazionale di Russia, anche lui, come l’australiano Allan, vince con grande distacco; da professionista ha vinto per due volte il bronzo olimpico, e due volte è stato vice campione mondiale.
Il nuovo secolo si inaugura con una vittoria umbra, il perugino Daniele Mariotti fa sua l’edizione del 2000, seguito nel 2001 Cristian Capitani della Juvenes San Marino. Il 2002 è l’anno di Vincenzo Nibali che passa per primo in solitudine, sotto al traguardo di Cave: visti poi i successi del campione siciliano, ci piace pensare che chi vince a Cave ha un futuro pieno di soddisfazioni in ambito ciclistico. Per vedere il successo di un altro folignate dobbiamo aspettare il 2005, quando Francesco Casali vince la 43° edizione della Coppa; poi è storia recente, nel 2010 vince Tommaso Cesaretti dell’U.C. Bovara di Trevi e nel 2011 Valerio Conti figlio d’arte di Franco Conti, di cui ricordiamo un episodio; nel 1970 accompagnato da Giuseppe Casini ai campionati italiani Jiuniores, quando mancavano ottocento metri all’arrivo, Conti era davanti a tutti con un buon margine di vantaggio; il fato gli mise davanti una donna con il motorino che attraversava la strada; l’urto fu inevitabile e Conti che già assaporava la vittoria e l’onore di indossare il tricolore, finì all’ospedale con due costole rotte e l’amaro in bocca per il titolo perduto.
Il passato e il futuro
La Coppa San Michele e Giuseppe Casini, grande appassionato di ciclismo, sono vissuti in simbiosi e cresciuti negli anni diventando sempre più importanti. Quello che è stato Giuseppe per Cave, dal punto di vista personale, non si può circoscrivere in queste poche righe; tutti quelli che hanno collaborato con lui nell’organizzazione della gara sanno quanta volontà, passione e soprattutto competenza metteva nel realizzare ogni anno la corsa. Tutto ciò ha portato anche dei meriti sportivi sia a livello locale che nazionale. E’ stato per molti anni Giudice di Corsa, insignito prima della “stella di bronzo” poi di quella “d’argento” del CONI; la Federazione Ciclistica Italiana lo ha premiato con la Medaglia d’oro per meriti sportivi ed infine il comune di Foligno ha intitolato a suo nome il ciclodromo cittadino.
Da quando ci ha lasciati, il figlio Marino e tutti quelli che collaborano con lui si sono assunti l’onere e l’onore di organizzare la Coppa San Michele, giunta alla 54° edizione, rinnovando anno dopo anno la tradizione e la passione per il ciclismo a Cave.